![]() | ![]() | |
Nel 1978 l’amico Fred Iltis ci aveva generosamente imprestato la sua Volkswagen per fare un giro della California. | In viaggio nel 1978: US – Mexican Border. | La casa di Casa di San Jose, 1978-2008. |
Siamo tornati in California nel 2008, trent’anni dopo, spinti dalla nostalgia delle sue foto. Fred Iltis si schermiva quando ci dicevamo colpiti dall’intensità delle immagini che aveva scatttato viaggiando in Messico e negli Stati Uniti, a sud e a nord del confine, South and North of the Border.
Sebbene fosse americano, non aveva mai smesso di pensare come un europeo della Mitteleuropa, essendo nato in Cecoslovacchia ed emigrato negli USA a soli 16 anni.
Il suo giudizio sulla società è sempre stato molto critico: aveva un’allergia per le ingiustizie.
Perciò era nata una simpatia, dopo che avevamo suonato alla sua porta: un giovane viaggiatore italiano con lo zaino in spalla, di fronte ad un signore che aveva circa l’età di suo padre.
Quando prendeva in mano le sue foto, allora come nel 2008, si infilava sempre i guanti di cotone bianchi e le trattava come delicate creature viventi che vanno protette, da cui è difficile separarsi.
Fred Iltis
Diventato professore di biologia, Wilfred Gregor Iltis era un profondo conoscitore della natura. Dietro la casa c’è un lussureggiante giardino che gode del clima californiano, El jardin del tìo Fred. Ogni giorno curava l’orto con passione insieme a Diana e Alejandro, madre e figlio messicani accolti in famiglia, tanti anni fa, da Fred e dalla moglie Julia.
![]() | ![]() | |
Julia Iltis negli anni giovanili. | Fred Iltis da giovane, in un ritratto disegnato dalla moglie Julia. | Fred e Lobo. |
Mercoledì 6 agosto 2008.
Arriviamo a San Jose verso le 15:30, siamo nella Silicon Valley. Per arrivarci abbiamo percorso la panoramica Highway 1, lungo la costa del Pacifico.
Ci accolgono Fred e Diana e conosciamo Sara, la simpatica madre di Diana.
Serata a San Francisco: la nebbia copre la vista. Andiamo al City Lights Bookstore, la libreria dei poeti della beat generation. Tornati a San Jose si discute intorno al tavolo della cucina, sulla scannerizzazione delle foto.
San Francisco: Fred Iltis (a sinistra) al City Lights Bookstore. | Pacific Highway 1 |
Giovedì 7 agosto. Abbiamo cominciato a selezionare insieme a Fred Iltis una settantina di stampe in bianco e nero, parte del suo grande archivio. Molte immagini del Messico negli anni 70: tanti ritratti degli indios del Michoacan, condizioni di vita e tradizioni, anche religiose, come la processione della Semana santa a Capacuaro. In uno di quei viaggi Fred Iltis aveva conosciuto il famoso fotografo messicano Manuel Alvarez Bravo.
Da migrante profugo dal nazismo, lasciata l’Europa Fred Iltis era diventato fotografo di migrantes. Il suo vasto archivio contiene foto di manifestazioni per i diritti civili, fatte da Fred Ilits negli Stati Uniti negli anni 60. Fred aveva documentato le lotte dei migrantes chicanos, i braccianti agricoli messicani che lavoravano nelle campagne della California per le aziende produttrici di frutta: un forte movimento fondato da César Chavez e Dolores Huerta.
“Una fotografia può esprimere le tue idee e i tuoi ideali cento volte meglio di mille parole” gli aveva suggerito l’amica Hansel Mieth, una affermata fotografa di origine tedesca che aveva illustrato il dramma sociale della Grande Depressione degli anni 30. “Cosa ne sarà delle mie foto dopo di me?” domanda Fred. Gli rispondiamo che possono interessare qualche una istituzione culturale messicana o una università. L’archivio di Hansel Mieth, per esempio, è stato accolto a Tucson, Arizona. Potremmo dedicargli una mostra, magari anche in Italia.
Sabato 9 agosto Andiamo a velocità diverse, stiamo lottando contro il tempo; sembra quasi che la vita vada troppo veloce per lui. Continuiamo a visionare il grande archivio di foto e andiamo anche a fare la spesa in uno street market.
![]() | |
San Jose, agosto 2008: Fred Iltis (a sinistra) allo street market. | Il giovane Fred Iltis. |
A 85 anni Fred aveva ancora buona memoria per raccontarci la sua vita.
Ci ha raccontato dell sua partenza da Brno, poco prima dell’occupazione nazista della Cecolovacchia, dove era nato nel 1923. “Quando il treno viaggiava attraverso l’Europa, le ciminiere delle fabbriche tedesche già in preparativi di guerra fumavano anche di notte, mentre in Francia solo di giorno.”
Il padre, un professore di biologia ebreo che è stato anche biografo di Gregor Mendel, il teorico delle leggi dell’ereditarietà, dovette emigrare con la famiglia
negli Stati Uniti.
Durante la guerra Fred fu mandato nelle Filippine, dove conobbe esponenti in esilio del movimento rivoluzionario cinese e militanti della causa nazionale filippina. Ritornato in America abbandonò per un periodo gli studi scientifici di biologia per fare l’operaio nelle acciaierie dell’Ohio.
All’epoca del maccartismo, partecipando a un progetto dell’Università di Harvard, rifiutò di collaborare sentendosi vincolato dal giuramento di Ippocrate, quando si accorse che i risultati scientifici sarebbero stati utilizzati per fini politici: una ricerca sulle zanzare condotta in Vietnam aveva dimostrato che abitanti della costa avevano contratto un ceppo di malaria delle zone interne del paese, un contagio rivelatore di una possibile complicità con i Vietcong. Quei civili avrebbero perciò rischiato l’arruolamento forzato nell’esercito sudvietnamita o il carcere. Per questa presa di posizione Fred era stato osteggiato dall’ambiente accademico.
Dopo molte difficoltà aveva ricominciato l’attività di ricercatore in California nelle Università di Davis e San Jose, negli anni ’60, all’epoca di Berkeley e della protesta studentesca.
Nel mese di dicembre 2008 ci è arrivata la notizia che Fred Iltis è morto.